Di chi è la sofferenza? Il modello sistemico-relazionale
Spesso si paragona la nascita ad un salto nel vuoto. Oltre il salto non troviamo il vuoto ad accoglierci, ma una rete. Una rete, nella quale siamo il puntino di tanti infiniti puntini di congiunzione. Questo intreccio ha il suo fulcro privilegiato nella famiglia d’appartenenza, ma la rete è vasta estendendosi dal pianerottolo di casa al mondo intero.
In una parola: complessità. Un concetto, che rischia di essere confuso con complicato.
Il termine complexsus è participio passato del verbo latino complector che significa intrecciare, abbracciare, comprendere, tenere insieme. Complessità è una modalità di pensiero, di curiosità, di domanda aperta alla quale segue una risposta che porta ad un’altra domanda ancora.
Il pensiero complesso è alla base del lavoro del terapeuta sistemico-relazionale: egli deve tenere conto di tante, differenti variabili, che contribuiscono a creare, alimentare e perpetuare una situazione. Queste variabili si presentano e si snodano nel racconto del paziente come una serie di fatti, di eventi che, non sono legati tra loro in modo lineare di cause ed effetti.
Piuttosto, la problematica e, il conseguente disagio, vanno visti all'interno di una prospettiva allargata, in cui tutti i membri coinvolti partecipano e attivano, delle modalità di relazione, di comunicazione a cui va dato significato.
La psicologia che trae ispirazione da un modello di complessità, vede nel disagio, nel sintomo, nella patologia psichica un tentativo di cura. L'individuo e i suoi gruppi sociali di riferimento sono la sofferenza e, allo stesso tempo, la risorsa per se stessi e per gli altri.
In quest’ottica, il disagio lamentato, la sintomatologia, la difficoltà momentanea di un particolare momento della vita che viene portata al terapeuta, può diventare un’opportunità di crescita personale e relazionale.
Rappresenta un segnale importante di un blocco, di una fatica che 'va guardata'.
Un esempio potrebbe essere il non riuscire ad affrontare un determinato passaggio (immaginiamo la fase adolescenziale: il ragazzo perde l’infanzia, ma anche i genitori si separano del figlio piccolo) o ancora, il sintomo presentato potrebbe rappresentare il tentativo di provocare un cambiamento, forzare un equilibrio non più funzionale.
La psicoterapia sistemico-relazionale ha come finalità il riattivare le energie bloccate della famiglia, della coppia e dell'individuo, visto all'interno del sistema relazionale di cui fa parte.
Per sistema relazionale si intende l'intera famiglia, almeno nelle tre generazioni. Essa, diventa la vera protagonista dell'intervento. Sia con la sua presenza fisica nella stanza di terapia sia, quando non possibile, attraverso il recupero e l'esplorazione del modo di vivere e di relazionarsi, tipico di quella famiglia.
A questo punto, è utile aprire una breve parentesi. Strettamente legata a complessità, c'è: unicità. Ogni famiglia, ogni coppia, ogni individuo ha la propria storia, il proprio modo di vivere, il proprio progetto di vita. Non esiste una situazione, un comportamento, un disagio, per il quale si chiede aiuto, a cui si possa dare la stessa "cura". Il terapeuta incontra quella realtà ed è con essa, con quelle persone, con le loro relazioni, con i loro significati che avrà a che fare.
Ecco perché, per arrivare a formulare una diagnosi relazionale, sarà necessario allargare l'angolo di osservazione, spostando spesso l'attenzione da una generazione all'altra.
Questi "salti temporali", hanno un interesse privilegiato nel processo terapeutico in quanto, i membri più anziani, condividono con le ultime generazioni una storia la cui particolarità è quella di riproporre ciclicamente agli individui nodi da sciogliere.
Nodi, che riguardano le modalità con cui vengono affrontate le vicissitudini esistenziali legate alla nascita di un figlio, alla perdita di un caro, al passaggio dall'adolescenza all'età adulta ecc.
Sono queste le fasi evolutive che le famiglie d'origine hanno già attraversato ed elaborato, accumulando un'esperienza che viene in qualche modo trasmessa e ricapitalizzata nella famiglia di nuova formazione.
Come già evidenziato, la formazione di una coppia, non dà inizio solo ad una nuova famiglia, ma è, soprattutto, il proseguire di due trame che da quel momento si intersecano, dando vita ad un intreccio nuovo, ad una storia familiare che è inedita ma allo stesso tempo antica.
Comincia un processo di conciliazione e mediazione che si rinnova continuamente, in particolare, in alcuni momenti cruciali della vita:
la separazione dalla famiglia d’origine e la formazione di una nuova coppia,
la nascita dei figli e la loro progressiva crescita fino allo svincolo.
Un lutto o una grave malattia di un familiare, una separazione, gravi problematiche lavorative o economiche, e altro ancora.
In questi passaggi fondamentali della vita un individuo può diventare depositario di significati riguardanti modelli di rapporto appartenuti a generazioni a lui lontane come quelle dei nonni e dei trisavoli, anche se di fatto entra in contatto con la generazione del proprio padre.
Per questo, l’aiuto e l'obiettivo che offre l’intervento psicologico non è, o meglio, non si esaurisce solo nella risoluzione del problema sottostante, quanto piuttosto nello stimolare e valorizzare le risorse e ogni potenzialità di cambiamento, di evoluzione e di crescita insito nel singolo individuo e nella sua famiglia.
Pertanto, compito fondamentale del terapeuta, è, aiutare i membri coinvolti ad uscire dalla condizione di impotenza e passività che spesso accompagna il disagio favorendo l’ascolto e la co-costruzione di uno spazio condiviso che permetterà a ciascuno di riconoscere nessi e dare significati complessi a fatti ed emozioni che arrivano dal passato e chiedono "soluzione" nel presente. Per rendere possibile il futuro.
Parlano del presente, ma rappresentano anche una sorta di filo rosso che lega miti familiari, nodi irrisolti, fantasmi, segreti, non detti, gioie, aspettative, speranze, regole, censure, opportunità, domande, emozioni, conflitti, alleanze, separazioni, progetti, tutti aspetti che raccontano la sua evoluzione nel tempo e creano l’identità di quella famiglia.
Le sorti di questo processo trasformativo, sono principalmente in mano all'individuo/famiglia con il terapeuta presente per una parte del cammino: entrambi promotori della conoscenza di sé e delle proprie capacità per ritrovare, riappropriarsi, oppure costruire, il proprio progetto di vita.
Bibliografia
Andolfi M., Manuale di psicologia relazionale. La dimensione familiare. Collana di psicologia relazionale, Accademia di psicoterapia della famiglia, Roma, 2009