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Fattori protettivi e di rischio nella relazione coniugale


Quali fattori favoriscono e quali ostacolano una buona relazione coniugale? La fragilità del vincolo matrimoniale e il conseguente massiccio incremento del fenomeno della separazione e del divorzio pone importanti interrogativi sulla formazione e sulla salute della coppia nel tempo.

Gran parte delle ricerche si sono così dirette ad indagare i fattori predittivi del successo del matrimonio e della sua possibile tenuta nel tempo e/o gli indici di rischio di frattura coniugale.

Gli studi sulla costruzione della coppia hanno identificato almeno otto fattori che hanno in sé la potenzialità di rischio e di risorsa di un buon patto coniugale. Essi, infatti, assumono una valenza diversa a seconda del contesto e soprattutto di come si combinano tra loro nei diversi equilibri della relazione di coppia. Vediamoli.


1) Attribuzione di causa, responsabilità e colpa


La coppia è un noi, una relazione cruciale Sé-Altro in cui le persone vanno al di là dei propri confini psichici individuali. Le costanti attribuzioni negative all'altro e le imputazioni al medesimo del “male di coppia” rendono impossibile la fiducia nella reciproca cura. Potremmo definirla una relazione persecutore-vittima, nella quale entrambi i partner occupano alternativamente i due ruoli.


Si tratta di un meccanismo proiettivo: è la spinta a “vedere” (e attribuire responsabilità) nell'altro parti di sé non elaborate, rifiutate, ignorate. In questo modo ci si protegge, attribuendo le responsabilità del fallimento personale e di coppia al partner. E’ un gioco delle parti in cui i partner sono personaggi nelle mani di un regista. Il regista è la storia familiare di ciascuno, una storia in cui l’ingiustizia e la disperazione si sono accumulate nel tempo.


Una modalità relazionale di questo tipo, se protratta nel tempo, espone il legame all'aperta ostilità e all'indifferente trascuratezza.


2) Credenze e aspettative: l’idealizzazione


Per poter “sopravvivere” la coppia è necessario andare oltre la disillusione evocata dalla conoscenza del partner, vedendolo per quello che è, creando con lui/lei una struttura condivisa di valori e desideri.


3) Lo stile di attaccamento


Un altro fattore che può influire sulla buona o cattiva qualità della relazione è lo stile di attaccamento tra i partner.


Lo stile di attaccamento è frutto di processi di interiorizzazione dei rapporti con le figure genitoriali.


Gli individui con uno stile di attaccamento sicuro si sentono a loro agio nel dipendere in parte dagli altri e che altri dipendano in parte da loro. Sono quindi in grado di ricevere e dare cure.


I soggetti con stile di attaccamento evitante sono invece a disagio e manifestano ansia nei contesti di intimità. La vicinanza con il partner avviene solo se pressati da una specifica domanda. Si sentono fortemente a disagio nel chiedere aiuto, preferendo far prevalere un’immagine di autosufficienza.


Coloro che possiedono uno stile di attaccamento ansioso-ambivalente manifestano dei dubbi sul fatto di essere veramente amati dal coniuge, avanzando continue richieste, che sono una sorta di prove, e sono meno propensi a fornire cure perché si pongono al “centro del mondo”.


Un ultimo stile di attaccamento è quello disorganizzato che è stato al centro di importanti ricerche: il distacco si alterna all'invischiamento emotivo generando confusione e panico nell'altro.


L’incontro con il partner (l'incastro di coppia) fa emergere lo stile personale di attaccamento, ma è altrettanto vero che la coppia è un dispositivo nuovo e non una sommatoria di stili.


4) L’intimità


L’intimacy sembra rappresentare un nodo cardine delle relazioni di coppia e risulta giocare un ruolo protettivo sia per la qualità che per la stabilità della relazione coniugale.


Essere intimi vuol dire avere la possibilità di ferire e di arrecare dolore. E’ il dolore a dirci della nostra separatezza, ma anche della nostra necessità dell’altro.


Non si tratta di una dote personale, ma del risultato di un incontro e della sua vicissitudine: apertura fiduciosa all'altro, capacità di provare il sentimento di colpa per l’inevitabile errore, di perdonare e di sentire il valore dell’altro nasce nel patto e rinsalda il patto.


5) Comunicazione


Se le coppie disfunzionali sono caratterizzate da una comunicazione povera, con tratti di distruttività, maggiore aggressività e un evitamento costante, le coppie soddisfatte sono caratterizzate da un’alta qualità di comunicazione.


Quest’ultima intesa come la capacità di “rivelare se stessi” al partner, riconoscere i reciproci punti di vista e le reciproche emozioni. L’essere in grado di comunicare con il coniuge è ovviamente una risorsa specie nei momenti di crisi della relazione di coppia.


La comunicazione è il dono reciproco e di costruzione reciproca di un confine di coppia.


Una buona comunicazione, che, come l’intimità, non è data in natura ma richiede grande impegno da parte di entrambi i partner contribuisce a rafforzare l’empatia, la rivelazione di sé, l’ascolto e la comprensione reciproca, la convalida e la fiducia dell’altro.


Al contrario, il fallimento della communio porta la coppia alla menzogna ricorrente per paura di non piacere all'altro per come si è (“scoprirsi” viene avvertito più come riprovevole che liberatorio), al distacco freddo e risentito che scaturisce dalla rabbia di non sentirsi compresi, valorizzati, accolti incondizionatamente.


Nel tempo, una scarsa o inefficace comunicazione, conduce la coppia ad un uso perverso della verità: cioè l’uso di fatti e sentimenti per attaccare, sconcertare, umiliare, deprimere l’altro.


6) Conflitto


Il conflitto è la major arena per indagare la relazione coniugale, in quanto è nel conflitto che emergono con più evidenza le percezioni dei coniugi, la comunicazione coniugale, gli stili relazionali di coppia, il grado di intimità.


. Nei conflitti costruttivi sono presenti ascolto, impegno, negoziazione: i coniugi sono in grado di giungere ad una riconciliazione emotiva che li rassicura e riafferma la positività del loro legame;


. Diversamente, negli stili conflittuali distruttivi troviamo la coercizione, la manipolazione, il dominio, la violenza e l’attacco. Tali modalità portano all'espansione e all'amplificazione del conflitto producendo effetti negativi nella relazione.


Va poi chiarito il ruolo dell’evitamento delle questioni conflittuali: l’evitamento sistematico e, all'opposto, il conflitto perpetuo producono, comunque, dolore difficilmente gestibile nella relazione di coppia.


Nelle coppie insoddisfatte le dinamiche di attacco ed evitamento sono continuamente riproposte in modo rigido e ripetitivo, sedimentandosi nel tempo: come non vi fosse via d’uscita.


Nelle coppie costruttive lo stile richiedente-evitante si alterna solitamente ad altri modelli comunicativi, facendo emergere la salute del legame, dato dalla capacità di flessibilità relazionale.


7) Impegno e dedizione al rapporto


Tra le azioni che promuovono la relazione c’è l’accomodamento.


Esso è la tendenza a reagire a comportamenti distruttivi (dire cose offensive, urlare verso il partner, ecc.) in modo costruttivo, vale a dire inibendo gli impulsi a reagire in modo altrettanto negativo per mettere in atto invece comportamenti positivi.


L’accomodamento non è un atteggiamento spontaneo, ma è il risultato di uno sforzo di volontà ed è una decisione (anche se inconsapevole) da parte di chi lo mette in atto. E’ un allenamento che permette di “guardare oltre”, considerando eventuali conseguenze non solo a breve, ma anche a lungo termine e degli esiti che potrebbero ricadere sulla relazione.


Questo fattore, squisitamente relazionale, si realizza solo nell'unione di intenti e di dedizione reciproca al patto coniugale. La coppia crea una sorta di “oggetto terzo” che ha come caratteristiche la somma di aspetti portati da entrambi i partner e, allo stesso tempo, un’unicità propria.


E' il progetto di vita di quella coppia: esso va difeso, promosso e alimentato.


8) Supporto


Ultimo, ma non certo per importanza, il fattore del supporto, altamente protettivo della qualità della relazione coniugale.


Questo indicatore del sostegno e della comprensione che il soggetto riceve, o ritiene di ricevere e dare nella relazione con il partner ha una valenza particolare per la donna.


La donna-moglie in quanto “agente privilegiato della cura” del legame, avverte forte la necessità di sentire che il partner sostiene e supporta la sua funzione. E’ questo un caso in cui si può rilevare il valore della differenza tra i generi che peraltro si abbisognano reciprocamente.


Supportare l’altro significa riconoscerlo simile a sé, vale a dire con paure e segnato da bisogni di conferma e di aiuto. Atteggiamenti che richiedono volontà e lavoro congiunto.


Esso si esprime in momenti particolari della vita di coppia. Sapere di poter contare sul conforto e il sostegno dell’altro nelle difficoltà o criticità incontrate sia personalmente che insieme è fortemente indicativo non solo della qualità, ma anche della stabilità e durata del legame nel tempo.




Bibliografia


Scabini E., Cigoli V., Il famigliare. Legami, simboli e transizioni. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000


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